Numero 7 | Luglio 2021
Materie Prime: siamo all’inizio di un nuovo Super-Cycle?
“Lasciatemi dire una cosa che ho contro Mosè. Ci ha portato per quarant'anni in giro per il deserto per condurci all'unico posto nel Medio Oriente che non ha petrolio.”
– Golda Meir
Ideae non consiste nell’offerta di un servizio o nella sollecitazione di un prodotto. Le informazioni contenute nel presente documento non devono essere considerate isolatamente allo scopo di prendere una decisione di investimento. Questo materiale è destinato all’uso personale e non deve essere distribuito ad altre persone senza il nostro permesso. La Società non è responsabile dell’esattezza, della completezza e dell’accuratezza delle informazioni e dei dati riportati.
In questa fase post pandemica le materie prime hanno sviluppato un movimento significativo, con il Bloomberg Commodity Index ritornato sui massimi relativi del 2015. Il positivo evolversi della campagna vaccinale e le conseguenti riaperture hanno avuto conseguenze dirette sulla domanda, viceversa la produzione ha avuto difficoltà a “mettersi in moto”. Le oscillazioni dei prezzi saranno temporanee?
Il dibattito sulle materie prime è aperto. Il rally è già in fase avanzata? Quest'anno assisteremo ad una pausa o i prezzi riprenderanno il movimento rivalutativo?
Parlare di “super-ciclo” è forse eccessivo. Da un lato “gli orsi” manifestano perplessità sulla tenuta della domanda: la ripresa dell’attività economica dopo una partenza sprint potrebbe non avere fiato. Dall’altro “i tori” indicano nell’accelerazione dei prezzi al consumo il motivo che porta alla ricerca di attivi reali.
Il 2021 si propone come un anno di recupero per il PIL mondiale dopo il calo del 2020 (-5.9%), le stime anticipano un incremento del 5.2%.
La ripresa, trainata da Stati Uniti e Cina, si sta accompagnando a tensioni sui prezzi delle materie prime. É risaputo ormai che il gigante asiatico stia cercando di controllare il prezzo del carbone. Parimenti, in USA, il governo, con la sua politica di spesa declinata in 2.000 miliardi di dollari per famiglie e PMI e 2.500 miliardi per le infrastrutture, crea una extra domanda di risorse spostandone l’asticella di prezzo verso l’alto.
Il mercato
I ritmi dell’attività economica hanno innescato un’accelerazione dei prezzi dei metalli industriali (rame, nickel, alluminio) ed in generale di tutte le risorse esposte al consumo ed alla crescita.
Anni di investimenti limitati in un settore, quello minerario, per altro soggetto a costi crescenti frutto dei cambiamenti normativi e sociali collegati alla comune accettazione dei parametri ESG, si sono concretizzati in un attuale ed evidente disallineamento tra domanda e produzione.
Il quadro generale complicato, una redditività contenuta ed un’elevata volatilità dei risultati hanno portato gli investitori a trascurare l’attività mineraria, ergo le miniere sono diventate “vecchie”. Non si sono cercate nuove opportunità, senza contare la scarsa reperibilità di materie prime. Le scorte ridotte hanno innescato una “fiammata” dei prezzi lungo la filiera.
Per ora il mercato vede il movimento temporaneo, le tensioni sullo spot gradualmente rientrano sull’orizzonte dei 6-9 mesi, tuttavia pare opportuno ricordare che un investimento minerario, per altro capital intensive, necessita di anni per andare a regime.
Rialzi strutturali o transitori?
I recenti rialzi non segnalano un nuovo super-ciclo, ma il rafforzarsi della ripresa post-pandemia finanziata da politiche economiche ultra-espansive, in risposta ad un periodo straordinariamente negativo.
L’attuale livello di spesa pubblica è da vedersi come transitoria ed anticiclica, un suo permanere avrebbe ripercussioni negative avvalorando l’ipotesi di un svalutazione della moneta.
Si sta solo cercando un nuovo equilibrio tra domanda e offerta.
L’ipotesi di un super-ciclo è debole, fatto salvo non si concretizzi quella scelta strategica e globale che vede il suo fulcro nella difesa dell’ambiente.
Il movimento verso un mondo “verde” non può trovare momento più adatto, il contesto attuale vede abbandonati vecchi “paradigmi” verso nuove teorie economiche (MMT), mentre cambiano i valori e cresce la sensibilità verso il pianeta.
Il consenso opportunamente indirizzato estremizza la tutela ambientale auspicando la “decarbonizzazione globale delle economie”.
I costi di questa transazione, se mai riuscirà a concretizzarsi, saranno ingenti e tutti ancora da ripartirsi. Senza dimenticare che paradossalmente la “transizione verde” porterà ad un extra consumo di risorse scarse ed un extra inquinamento.
Rivoluzione verde – conseguenze
La decarbonizzazione è un progetto audace, costoso e difficilmente realizzabile. Audace in quanto trasforma ad imperium la nostra società, costoso in quanto il passaggio a nuove forme di energia più care avrà ripercussioni dirette sui prezzi e di difficile realizzazione stante il mix di consumi. L’utilizzo di risorse sporche è infatti in accelerazione nei Paesi più poveri, dove la priorità è la sopravvivenza.
L’idea verde necessita che qualcuno rinunci a qualcosa. I Paesi sviluppati sono pronti a consumare meno, accettare un tenore di vita più basso per restituire la quota eccessiva di risorse fino ad oggi consumata?
Un’alternativa agli estremismi della “decrescita” è la strada rischiosa, ma già accettata fra i Paesi emergenti, che porta a quell’energia atomica che fa paura a nominarsi, ma che è più verde e prontamente disponibile di altre risorse che sembrano più tentativi ed esperimenti che realtà. L’uranio stesso ha iniziato un movimento rivalutativo, l’interesse verso l’atomo lentamente cresce, sullo sfondo resta il serio problema delle scorie.
La «transizione verde» parte dalle miniere
Dott. Copper
Uno dei progetti più di moda ed ambiziosi è la “nuova mobilità”, ma per attuarla sarà necessaria una quantità importante di rame. I veicoli elettrici e le energie rinnovabili spingeranno la domanda di rame a crescere, scontrandosi ad esempio con il processo di progressiva elettrificazione in atto in Paesi emergenti. La “mobilità verde” dovrà fare i conti con l’elettrificazione cinese che assorbe il 30% del mercato globale del rame.
Ora se oggi la sola Cina rappresenta il 60% della domanda globale di rame e gli Stati Uniti ed Europa messi insieme il 20-25%, l’extra domanda indica una tendenza rivalutativa per il rame nel medio-lungo periodo.
Oil
La transizione verde sposterà l’attenzione sui i metalli non ferrosi, gli energetici potrebbero perdere gradualmente il ruolo di guida nel comparto.
Al di là del breve termine e del supporto Opec, le materie energetiche sporche ed inquinanti dovrebbero vedere un graduale ma progressivo declino, pur considerando nel lungo percorso l’elevato rischio collegato all’area di produzione ed alle striscianti tensioni geopolitiche.
Oggi, secondo le maggiori case di analisi, i prezzi del petrolio proporranno, nel breve, un range di prezzo $60-$80. La fascia bassa di questo canale trova i maggiori consensi, stante un rallentamento della domanda ed una sua graduale sostituzione del petrolio con altre fonti meno inquinanti.
Oro e preziosi
I metalli preziosi sono da anni nell’ombra, sembrano scelte superate e al di fuori dal contesto moderno che vede riserve di valore nelle crypto (ma sarà vero?).
Sono i grandi trascurati che hanno avuto un iniziale (e parziale) movimento per poi tornare in letargo. Sono stati dimenticati eppure, con 5.000 anni di track record, sono pietra di volta del “grande gioco” non solo industriale, ma soprattutto finanziario. Tutto si basa sulle politiche monetarie inusuali adottate dal 2008 in poi. Assisteremo ad un incremento dei prezzi? Sarà temporaneo? Le banche centrali riusciranno a tenere tutto sotto controllo? Riusciranno, forti della loro autonomia, a fare scelte sgradite al potere politico o staranno alla finestra in attesa di ordini?
Nel breve termine, il quadro per l’oro è incerto avendo lo stesso una correlazione inversa con i tassi reali oggi visti in limitato rialzo. Più credibile un apprezzamento, quando, venendo meno per necessità o per forza il sostegno delle banche centrali, il debito dovrà essere finanziato a tassi più alti o con un mix fiscale repressivo e rimborsato con moneta svalutata. Pertanto, il metallo prezioso dovrebbe mantenere la tendenza rivalutativa di lungo termine, confermandosi come vera riserva di valore in un contesto di volatilità crescente ma non esasperata. Nonostante i tentativi, a sostituire l’oro difficilmente saranno Bitcoin & Co, viceversa sarà possibile che la sua posizione di riserva di valore venga sfidata in futuro dall’eventuale nascita di una criptovaluta statale.
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Visto che per molti di noi si avvicinano le vacanze, abbiamo immaginato un tema da “tempo libero” (ma non solo). Se avete voglia, staccate le connessioni e inforcate la bicicletta. Solo attenzione a non ritrovarvi bloccati nel traffico. Il mercato delle biciclette sta attraversando un vero e proprio boom. Si stima che dagli attuali 55.2 bn di fatturato, questo segmento possa raggiungere gli 89.4 bn entro il 2028 con una crescita annuale stimata del 6% ca.
Il secondo articolo si occupa invece degli importanti investimenti infrastrutturali richiesti per sostenere questa esplosione di “nuova/vecchia” mobilità e cerca di valutarne il ritorno economico (inclusi gli ipotetici minor costi per la salute).
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