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Numero 5 | Gennaio 2021

Tempo di lettura: 10'

Modern Monetary Theory: di cosa stiamo parlando?

 

In Macroeconomia più ci si allontana dai problemi della vita reale, più le soluzioni accademiche diventano un mantra. Oggi è “Modern Monetary Theory” che, in virtù della propensione all’interventismo statale e all’espansione della quantità di moneta, può rappresentare un’evoluzione del keynesismo.

 

Ideae non consiste nell’offerta di un servizio o nella sollecitazione di un prodotto. Le informazioni contenute nel presente documento non devono essere considerate isolatamente allo scopo di prendere una decisione di investimento. Questo materiale è destinato all’uso personale e non deve essere distribuito ad altre persone senza il nostro permesso. La Società non è responsabile dell’esattezza, della completezza e dell’accuratezza delle informazioni e dei dati riportati.

Modern Monetary Theory

Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre.
– Abraham Lincoln, Discorso a Clinton 1858.

Nel Faust, Mefistofele dà all'imperatore, che ha svuotato le casse e le cantine dello Stato, la soluzione per evitare la bancarotta. Soluzione dalla sorprendente modernità: trasformare la carta in banconote. Per il diritto romano ciò che è nel sottosuolo appartiene al sovrano, al pari dell’oro nascosto. Non è necessario estrarlo, basta credere alla parola del sovrano. Tutti accettano i pezzi di carta garantiti dalla sua parola. Ma è una “cambiale mefistofelica”! Le banconote innescano un boom di consumi: “mezzo mondo pare ossessionato dall'idea di mangiare bene, mentre l'altra metà ostenta vestiti nuovi". Soltanto dopo che la coppia dannata si è dileguata ci si accorge che il valore delle banconote non ha un corrispettivo reale concreto, ma solo la promessa dell'oro che deve ancora essere estratto.

In Macroeconomia più ci si allontana dai problemi della vita reale, più le soluzioni accademiche diventano un mantra. Oggi è “Modern Monetary Theory” che, in virtù della propensione all’interventismo statale e all’espansione della quantità di moneta, può rappresentare un’evoluzione del keynesismo.

Un Paese che emette la propria moneta non può mai risultarne sprovvisto, né può trovarsi in una situazione d’insolvenza se i suoi debiti sono denominati in quella stessa valuta: questo paese può fronteggiare qualsiasi pagamento quando questo giunge a scadenza [...] per la maggior parte dei governi non si pone il rischio del default del debito sovrano».
– William Mitchell, L. Randall Wray - Martin Watts, Macroeconomics, London, Red Globe Press, 2019

La MMT parte da un assunto: la moneta è un monopolio dello Stato. Il governo non potrà mai sperimentare una scarsità di moneta e, di conseguenza, non potrà mai affrontare un rischio di insolvenza. La moneta è una creazione dello Stato e la spesa pubblica il veicolo per immetterla nell’economia.

 

I principi della MMT

La MMT pone come obiettivo del governo e della banca centrale (non indipendente) la piena occupazione dei fattori produttivi. Se un’economia si trova al di sotto del suo massimo potenziale non vi sono rischi inflazionistici derivanti dall’espansione del deficit di bilancio.

  • La crescita è funzione di quanta moneta viene immessa e/o spesa facendo deficit. In questo quadro, tasse e imposte non hanno necessariamente la funzione di finanziare la spesa pubblica e/o di ridistribuzione, ma di agire sul ciclo. Sono da aumentare se l’inflazione pare eccessiva, da diminuire se vi sono fattori di produzione non utilizzati.
  • Per la MMT la dinamica delle finanze pubbliche è qualcosa di superiore, non regolata dalle stesse leggi finanziarie che valgono per gli altri operatori. Lo Stato può coprire il deficit con l’espansione dell’offerta di moneta - moneta inflazionata - certo che verrà sempre accettata dai “sudditi” a saldo delle prestazioni effettuate. Sudditi, non cittadini, contenti di annullarsi per il bene comune, certi e grati delle scelte dei loro rappresentanti. La MMT è scegliere tra essere cittadini o sudditi.
  • La gestione equilibrata delle risorse comuni è sempre stato un dilemma. Meglio attuare un controllo del deficit o permettere che cresca? Presupporre che lo Stato possa controllare il deficit significa avere fiducia nell’establishment. Se spendere è facile, tornare su una strada equilibrata è utopistico. Per la MMT il problema non si pone: il deficit è sempre finanziabile, le risorse sono illimitate. La realtà, dove i fattori sono scarsi e costosi, pare più complicata. La MMT con il suo finanziamento inflazionistico porta la “confisca” della ricchezza di coloro che hanno dei risparmi e rendite fisse. Beneficiari sono i debitori, il governo in primis. La svalutazione della moneta mette in difficoltà i più deboli.

 

Lo Stato non può stampare moneta indefinitamente. Così facendo sposta solo il momento in cui la sua insolvenza diviene manifesta. Più lo Stato inflaziona, più deve continuare a farlo, fino alle inevitabili conseguenze economiche, politiche e sociali, salvo che non si opti per un regime non democratico. Venendo meno la libertà di scelta, l’imposizione di una moneta statale inflazionata, quale remunerazione di un lavoro obbligatorio, è senza discussione. Chi è obbligato ad accettare ha solo una risposta razionale, adeguare la personale produttività al valore intrinseco della moneta - pari a zero.

  • La MMT vede il deficit come mezzo per stimolare l’economia. Il deficit innesca l’espansione monetaria, mettendo in moto il ciclo del credito. La riduzione del rischio percepito incoraggia le banche ad espandere il credito: boom creditizio. Tutto questo se vi è fiducia. Se pesano i NPL o lo scenario è fragile il meccanismo non si attiva. Oggi dopo anni di QE, l’economia sta ancora scontando le difficoltà delle crisi precedenti.
  • Il deficit dovrebbe creare occupazione. Forse e temporaneamente. Lo Stato ha scarsa volontà di perseguire obiettivi imprenditoriali. Allocare i beni capitali allo scopo di soddisfare i desideri dei consumatori non è suo obiettivo. Ha fini diversi da quelli economici. Lo Stato può fare degli investimenti oggi e aumentare il deficit, il difficile è trovare investimenti che si ripaghino e creino ricchezza (debito buono/debito cattivo).
  • Qual è il livello giusto di deficit e quando è eccessivo? Dipende dalla propensione al risparmio e dall’etica. Non è possibile stabilire un quantum. Dipende dai valori che motivano il risparmiare. In Giappone il rapporto debito/PIL è al 240%, vi sarebbe un problema d’inflazione se la popolazione non avesse ancora una forte etica del risparmio. Quando la Banca Centrale espande l’offerta di moneta essa viene detenuta in banca per il futuro. Vengono alimentati gli investimenti invece che l’inflazione. Il processo si perpetua solo se a questa etica si affianca la fiducia nella classe dirigente. Se la generazione che ha ereditato questi debiti mutasse aspettative o perdesse fiducia nella classe politica e dirigente, percependo il venir meno della stabilità monetaria, potrebbe sostituire al risparmio il consumo attivando il circolo svalutativo precedentemente occultato dalla parsimonia di molti.


L’MMT e l’inflazione

La MMT non considera il consumatore capace di effettuare scelte, solo l’espansione della quantità di moneta gli consentirebbe di soddisfare i suoi bisogni. Il ragionamento lascia perplessi. Più concreta l’analisi della scuola austriaca, ove il ruolo del denaro è consentire al consumatore di scegliere. Se salgono i prezzi del petrolio, le preferenze del consumatore si adatteranno alla situazione. Il denaro è solo un mezzo, è la “merce più scambiata”. L’inflazione non consiste né può essere misurata dal tasso di aumento del livello generale dei prezzi, quanto piuttosto dal tasso di incremento della quantità di moneta. Un aumento nel livello generale dei prezzi - attività finanziarie incluse - è sintomo e non causa dell’inflazione.

  • L’inflazione per la MMT "è un problema intrinseco alle relazioni di potere tra i lavoratori e il capitale (lotta di classe), che nei siste­mi capitalisti vengono mediate dal governo". 6 9 William Mitchell - L. Randall Wray - Martin Watts, Macroeconomics, p. 263.4
  • L’inflazione va fuori controllo nel momento in cui lavoratori e capitalisti lottano per aggiudicarsi una porzione più ampia del reddito nazionale. Secondo questa interpretazione, le politiche dei redditi, e le linee guida governative sui salari e sui prezzi, rappresentano una soluzione applicabile, senza escludere di arrivare all’imposizione diretta da parte dello stato di livelli di prezzi e salari.

Per l’MMT i decisori politici dovrebbero mirare al livello ottimale di occupazione; se gli agenti che stabiliscono i prezzi ostacolano il raggiungimento dell’obiettivo, i regolatori possono porvi rimedio imponendo delle indicazioni sul livello dei prezzi o controllandoli direttamente.

La MMT è la risposta di un sistema macroeconomico costruito sul debito estremizzato e sulla presenza statale. Nel tentativo di mantenere lo status quo, ogni remora e regola viene abbandonata, si applica: l’illogico, l’abuso e l’azzardo, ma non basta! Anche la MMT, che si poggia sulla valuta “fiat”, vede già oggi concorrenti che portano ad intravedere, azzardando, una sua crisi. Si intravede un diverso futuro per la moneta un mix di cryptovalute cui si potrebbe affiancare l’oro. La gestione della moneta tornerebbe nelle mani dei legittimi proprietari, i cittadini, revocando la delega di gestione a chi ha costruito un mondo basato su una promessa di carta che ha portato a massimi eccessi e che ora non si vorrebbe più onorare.

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